Storia di un momento

Il Cammino è stato pieno di momenti.  Anzi dire pieno è essere riduttivi. Stracolmo ancora non dà la giusta proporzione ma ci siamo capiti.

Belli , brutti, allegri, tristi…momenti dopo momenti in una infinita catena, come un DNA, che raccontano la storia dettata dai tuoi passi.

Questi momenti non hanno la stessa durata, alcuni durano minuti, altri ore, pochi durano giorni.

Sono stati 3 momenti che hanno illuminato il mio percorso.

Dei primi due ho già parlato: l’albergue San Nicolas e le Mesetas.

L’ultimo è stato quello più intimo ed interiore, che più mi ha segnato emotivamente.

Questo è stato il mio incontro con la Cruz de Hierro.

Avevo dormito la notte a Foncebadon. La mia golosità e la mia italianità mi avevano spinto ad allungare la tappa fino a li per una delle rarità in tutto il Cammino Francese: una pizzeria con veri pizzaioli italiani che facevano una vera pizza italiana con prodotti italiani. Siamo fatti cosi, ci facciamo riconoscere anche all’estero.

Non avevo fatto il calcolo che arrivato a quel punto ero veramente vicino alla croce di ferro e perciò alla mattina sono partito alla solita ora, ovvero prima dell’alba per godere ancora  della volta celeste costellata di stelle e dello spettacolo dell’alba tra i monti.

Come sempre senza colazione e con la voglia di caffè che mi faceva vedere i miraggi ho preso il bianco sentiero che mi si parava davanti appena superato il paese. La salita non era impegnativa ed a tratti si affiancava alla strada che a quell’ora e il quel luogo era completamente deserta.

La Cruz non mi è apparsa davanti, ci sono andato a sbattere praticamente contro in cima ad una salitina sassosa. Nel buio della notte non l’avevo vista comparire. Era ancora quasi buio. L’alba ancora non voleva apparire.

Ho illuminato la Cruz con la torcia che mi aveva fatto strada nel buio.

L’effetto che ne risultava era strano, illuminato dal basso il palo con in cima la croce aveva un aspetto mistico e spirituale. Sembrava un dito che indicava in cielo stellato, la croce che sembrava pronta ad abbracciarti, in paziente attesa da sempre che tu passassi di li e ti lasciassi andare.

Emotivamente è stato un momento intenso. Li, lontano migliaia di chilometri da casa, a centinaia di chilometri dalla partenza e dall’arrivo del Cammino, dopo tre settimane dalla partenza e una dall’arrivo, quella croce che svettava illuminata nella notte nella sua silenziosa immobilità ti riempiva di emozioni e sensazioni strane.

Ero solo su quel colle. Stranamente nessun pellegrino si vedeva nel breve raggio in cui l’oscurità mi permetteva di vedere. Un momento inaspettato di intimità è iniziato inconsciamente. Mi sono seduto ai suoi piedi. Come migliaia di pellegrini prima di me ho aperto lo zaino e preso il sasso che mi portavo dietro da casa insieme ad un vecchio ricordo di tempi felici ma passati. Prima di lasciarli insieme a tutti gli altri che migliaia o forse milioni di pellegrini avevano portato con loro e che formavano la collinetta in cui la croce sembrava nascere sono stato con quei ricordi tra le mani.

Tanti pensieri mi sono passati per la testa. Volevo fermamente essere li, era una delle ragioni per cui ho intrapreso il cammino. Da ateo di vecchia data di fronte all’andare a pezzi della mia vita ho voluto e sperato che questa prova potesse non dico farmi passare attraverso il mare in tempesta che avevo davanti a me ma almeno di darmi la consapevolezza di avere la forza di resistere, di darmi la direzione giusta verso la pace di un porto tranquillo ed io che credevo di non sapere pregare credo proprio che in quel momento di averlo fatto, a modo mio, al meglio che la mia mente, il mio essere ed il mio carattere mi potevano permettere.

Non so se qualcuno lassù c’è, non so se abbia sentito quello che provavo e cercavo di trasmettere. Non credo nei miracoli. Non credo che su quel monte sia successo niente altro che un vecchio uomo si sia guardato dentro, e poi intorno, e quel vuoto che c’era dentro ed intorno a lui forse, sono convinto, abbia resettato la sua vita.

Se una personale normale senza allenamento ne particolari abilità come me è riuscita ad arrivare fino a quella croce vorrà pur significare qualcosa. Che la vita non è già scritta, che le imprese impossibili alla partenza con la costanza e la forza interiore si possono affrontare e superare, che la strada è segnata ed è solo da seguire con l’umiltà e la tenacia del pellegrino ma potrai anche cambiare itinerario su altri percorsi in cui se vorrai non sarai mai da solo, basta aprirsi al mondo e lasciare che la vita scorra dentro te.

Le cose belle a volte non durano per sempre, i lavori finiscono e ti lasciano a spasso, le persone si allontanano. Questa è la vita. Ma non bisogna farsi abbattere dallo sconforto. Altre cose belle prendono il posto di quelle che non ci sono più, nuovi occhi di bambino riscalderanno di nuovo il tuo cuore e riempiranno il vuoto che trovano. Nuove opportunità lavorative appaio all’improvviso da direzioni impreviste, ad un passo da casa in cui trovi brava e semplice gente con cui alleviare con un sorriso la fatica. Quelli che si sono allontanati possono rifarsi sentire e ricucire quegli strappi che sembravano insanabili…

Non ricordo quanto tempo sono stato seduto li. Ho spento la luce. Guardato l’alba che sorgeva.

Quando i primi pellegrini cominciarono ad arrivare l’incantesimo si spezzò.

Ormai la croce aveva altre anime a cui guardare, curare, dedicarsi…il mio tempo lassù era finito.

Alzandomi da terra e caricato lo zaino sulle spalle non era lui che pesava meno, ma la leggerezza del passo era dovuta al peso della sofferenza che mi portavo dietro e che avevo lasciato concentrata dentro quel sasso abbandonato ai piedi della Cruz de Hierro…

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