Perchè questo blog?

Cesare Cremonini Figlio di Un re

Risposta: sinceramente, non lo so

Non posso dire che è nato dalla segregazione in casa durante la pandemia perché non è vero, l’ho cominciato abbondantemente dopo.

I Blog mi hanno sempre affascinato e li ho sempre ricercati per informazioni o per trovare una esperienza umana che forse sotto forma scritta è più ragionata e specifica rispetto alla forma video che io vedo più spontanea, sicuramente più impegnativa da produrre e forse, sicuramente, non adatta per un nonno come me.

Recentemente mi sono reso conto che la mia generazione ha un nome: Boomer o Baby Boomer

Sono un classe 1961. Una vecchia cariatide. Sicuramente un orso, caratterialmente parlando.

Dalla mia infanzia non ho mai avuto un posto di reale appartenenza. Da piccolo il lavoro di mio padre che era impiegato in una grossa industria nel settore Gas in Italia ed all’estero ci ha costretto a diversi spostamenti su e giù per l’Italia. Pescara, Foggia, Rimini, Ravenna…la mia gioventù è stata spezzettata tra diversi luoghi e  colpa anche del mio carattere ho fatto fatica ad avere amicizie che abbiamo superato le varie separazioni.

Da adulto forse per caso, forse per fortuna, sicuramente a causa del lavoro di famiglia anche io mi sono ritrovato a lavorare nel settore Petrolifero per una famosa multinazionale. Erano gli anni ’80.

Il mondo stava evolvendo velocemente e specialmente in quel settore dove i soldi giravano alla grande e la tecnologia dove supportare una ricerca sempre più mirata e capillare di un prodotto che a quei tempi non dava problemi per la sua nocività per l’ambiente ma per il pericolo della sua mancanza. Ed allora anche il più piccolo giacimento doveva essere studiato e nel caso se economicamente conveniente messo in produzione con sistemi sempre più tecnologici e moderni.

Mi ricordo i primi computer che sono arrivati per sostituire i vecchi apparati a pannelli. Al tempo dei gioiellini di tecnologia che occupavano un camion intero del valore più o meno di un miliardo di lire ( il cosiddetto vecchio conio) che io guidavo senza sosta su e giù per l’Italia. Si è passato da relazioni stampate letteralmente su lunghissimi film fotografici (che venivano sviluppati al momento in microscopici laboratori di sviluppo installati sui camion in cui lavoravamo) a bobine tipo quelle musicali, alle cassette, ai floppi, ai CD. Sempre all’avanguardia.

Ma se la tecnologia avanzava, le condizioni di lavoro erano le solite del mondo del lavoro italiano.

Trasferte lunghissime (in piattaforma a volte per mesi), orari di lavoro infiniti, sabati e domeniche normalmente lavorati, riposi e ferie cui bisognava combattere per usufruirne. Ma il gioco valeva la candela e si facevano questi sacrifici per un pò di benessere in più, barattavamo la qualità del lavoro per la qualità della poca vita che riuscivamo a vivere al di fuori del lavoro e per dare agiatezza alla famiglia. A quel tempo la normativa ancora lo permetteva.

Ma le crisi economiche, quelle ecologiche, i cambiamenti normativi e climatici, la classe politica hanno fatto crollare il settore Petrolifero in Italia. Le grosse compagnie internazionali in cui il profitto è la linea rossa da non superare si sono in breve tempo rese conto che il gioco non valeva più la candela nel nostro paese e  si sono ridotte al minimo, lasciando a casa la maggior parte del personale. Me tra tanti altri compreso.

Mi sono trovato quindi alle porte del sessantesimo compleanno senza lavoro e senza la possibilità di andare in pensione per altri 4 anni. Mi sono ritrovato nello stessa tempesta di tanti che vedevo in televisione ed a cui non avevo mai pensato di aggiungermi.

Trovare un lavoro a 60 anni quando si arriva da un lavoro talmente specializzato è problematico. Avrei potuto andare a continuare a lavorare in quel settore all’estero, ma alla mia età cominciare a fare il vagabondo per il mondo più di quello che avevo già fatto ( oltre all’Italia ho lavorato in: Francia, Olanda, Romania, Albania, Germania, Turchia, Cipro, Malta, Israele, Marocco) e per di più in forma stabile quando le destinazioni più gettonate erano il medio oriente (leggi Iraq) non era nelle mie corde, non me la sono sentita e con la speranza di trovare qualcosa più vicino a casa mi sono unito all’esercito di chi cerca lavoro tramite agenzie.

Grazie a qualche lavoretto e alla Naspi i versamenti si sono accumulati ed ormai il traguardo si avvicina.

Ma questa situazione mi ha dato la possibilità di provare a realizzare un vecchio sogno irrealizzato e che sembrava irrealizzabile: il Cammino di Santiago. Il tempo non mi mancava adesso. Il costo viaggiando da pellegrino e non da turista era accettabile. L’attrezzatura da procurarsi economica cosi come economico allenarsi, basta un paio di scarpe buone e tanta buona volontà.

Nel 2021 il mio sogno si è avverato.

Tornato a casa con ancora tanto tempo libero ho voluto provare l’emozione di condividere la mia esperienza, magari tramite un Blog, perché no…

Mi sono quindi improvvisato utilizzatore di WordPress e ho provato l’emozione di condividere esperienze e sensazioni, cosa non proprio nelle mie corde e credo si possa notare nel risultato finale. Non sono un letterato ma un tecnico e credo traspare tra le righe.

Il mio Blog non è monetizzato ne pubblicizzato, ci si arriva per caso. Se qualcuno che lo apprezza pensa valga la pena di farlo conoscere lo ringrazio. Ma non è per questo che è nato, anche se naturalmente mi fa piacere se qualcuno potrà trarre informazioni o vantaggio dai miei scritti.

Credo che il Blog sia un altro percorso interiore, un aprirmi al mondo cosi come lo è stato il Cammino.

L’apertura di un orso che esce dalla sua tana….perciò niente di appariscente o acclamato ma un lieve bisbiglio che qualcuno spero possa udire ed apprezzare…magari la mia nipotina quando sarà abbastanza grande per poterlo fare…

Buona lettura a tutti

Massimo

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