Le esperienze altrui, croce e delizia

Il cammino è la più personale delle esperienze??

Da come e quanto se ne parla, di come sia diventato una meta popolare e di gruppo direi: personale si , sicuramente di crescita sia interiore sia per i rapporti con gli altri e di prova per se stesso, sconosciuta no.

Data la sua singolarità e siccome ogni persona è diversa da un’altra certi articoli pieni di “consigli” (tra cui il mio blog ) e generalizzazioni che si trovano ormai dappertutto sono (per me) la maggior parte inutili. Troppe certezze granitiche, troppi comandamenti incisi nella roccia, poco spazio per insegnarti a valutare le tue esigenze. Dire che la scarpa per il cammino deve essere alta ed in goretex perché cosi ti protegge la caviglia e non ti fa bagnare i piedi e che è meglio portare il sacco lenzuolo rispetto ad un sacco a pelo perché pesa meno sono indicazioni che se non dette all’interno di un discorso più preciso di percorsi e stagioni risulta essere incorretto e far portare le persone a sbagli che spalmati su 800 km di Cammino Francese possono trasformare una bella avventura in un viaggio di pena.

Ovviamente chi ha già esperienza in trekking o di vita all’aperto questi errori non li fa e certi consigli non li ascolta neanche ma per le persone che con nessuna esperienza vogliono vive  il sogno di una vita, come il Cammino di Santiago è stato per me, possono portare a confusione  e sbagli.

Io ad esempio da principiante assoluto ho seguito i consigli trovati in rete per comprare le mie prime scarpe per fare il Cammino. Volendolo fare nelle mezze stagioni in cui la pioggia era più probabile ed avendo paura delle storte le ho prese in goretex ed alte.

Per fare esperienza ho percorso alcune tappe della Francigena, un centinaio di chilometri. I miei piedi hanno sofferto ma ce l’hanno fatta a portarmi alla meta. Davo la colpa alla mia impreparazione e non ci ho pensato più di tanto. La seconda prova è stata la via degli Dei a settembre ma ancora in estate. E’ stato il dramma. Sono tornato a casa coi piedi distrutti e le caviglie gonfie come meloni. Un mese per rimettermi a posto.

Le scarpe usate in un ambiente ostile da una persona inesperta hanno dato il loro peggio, non per colpa loro, erano ottime scarpe di un ottima marca ma di taglia e tipologia sbagliata per i miei piedi. Ed alla fine il caldo opprimente, le salite e discese continue, la lunghezza delle tappe che la mia inesperienza non mi ha fatto gestire secondo i miei ritmi mi hanno presentato il conto.

Questa disavventura mi ha fatto capire una cosa semplice. La mia attrezzatura doveva essere alla mia misura, adatta a me. Il fidarmi completamente dei consigli trovati in rete non filtrati attraverso le mie necessità mi avevano portato male. Da li ho ricominciato da capo ad organizzare il mio viaggio.

Sono alto e grosso. I miei piedi quando sono molto sforzati e sotto pressione tendono a gonfiarsi probabilmente di più rispetto alla media ed a scaldarsi moltissimo. Come conseguenza mi sono attrezzato con scarpe non in goretex, sfidando il freddo e la pioggia e di una taglia e mezzo più grande. Ho preso pioggia ma con un cambio di calze in più spalmato durante la giornata ho sempre risolto ed una volta in ostello le scarpe al mattino erano sempre asciutte e pronte per un altro giorno di cammino.

Sono freddoloso quindi al sacco lenzuolo ho preferito un sacco a pelo leggero, alcune volte ci ho dormito sopra ed alcune ci ho dormito vestito dentro. Ma per me che volevo ridurre al minimo il pericolo di cimici dei letti e lasciare le coperte degli ostelli dove erano mi è sembrato un buon compromesso. Benvenuti anche un pile leggero per le mattine fresche ed un piumino 100 grammi per le giornate cupe in Galizia. Scelta di cui non mi sono mai pentito.

Essendo tutta la mia attrezzatura e vestiario taglia XXL e non essendo a mio agio ad avere cose appese ho optato per uno zaino da 50 litri. Nonostante avessi portato il minimo indispensabile era pieno ma non stracolmo e c’era spazio per cibo ed acqua extra.

Ho esperienza su cosa voglia dire stare ore sotto l’acqua durante un attività o un lavoro, so quanto possa essere laborioso mettere e togliere un completo impermeabile di pantaloni e giacca in confronto alla facilità di indossare e togliere un poncho e di quanto quest’ultimo sia per me molto meno caldo permettendo a più aria di circolare. Ne ho comprato uno l Decathlon che mi ha accompagnato e protetto nei tanti giorni di pioggia.

E cosi via per tutte le altre scelte, valutando sempre se i consigli letti si potevano adattare alle mie necessità e non fare in modo che le mie necessità si adattassero ad attrezzatura non adatta a me.

Ma quello dell’attrezzatura è solo un esempio. Lo stesso principio l’ho usato, dopo i primi sbagli iniziali, per tutte le varie sfumature del Cammino. Albergues, lunghezza e percorsi delle tappe, la compagnia, dove e cosa mangiare, ho sempre preso le informazioni con le pinze, usandole come suggerimenti ma sempre adattandoli a come volevo vivere quell’avventura. Ed alla fine dopo tanti giorni e tanti km non avevo neanche il bisogno di programmare le giornate ma partivo con la serenità di essere dove volevo essere e tutti il resto era solo un contorno che non avrebbe potuto rovinare la bellezza di quei momenti. E quel contorno non era importante, andava bene tutto. Un albergue valeva un altro, un letto era sempre e solo un letto, mangiare solo un pieno di energia ed un occasione per socializzare.

E cosi facendo sono arrivato senza gloria e senza infamia alla mia meta.

Senza pena o sofferenza…ma solo felicità…

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